#20 la parola sanremo è solo nel titolo
una viaggiatrice a Seul, una barca in giardino, september 5 & l'uomo d'argilla
Ciao!
Questa è Mise en abyme e parliamo di cinema.
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Come state? io bene, mi sono ripresa e sono riprese anche tutte le cose da fare. Lo scorso weekend ho presentato insieme a Franco Cimei e Corrado Melluso il testo Meditazioni sonore di Pauline Oliveros a Spazio non disponibile per l’evento TRASFORMATIVA (che vi consiglio di seguire su ig). È stata una bella serata.
Ho pubblicato un pezzo su La parola femminista, l’ultimo saggio di Vanessa Roghi su Rivista Stanca. Dentro ci sono tante cose importanti: gli studi di Lea Melandri, di Carla Lonzi, di bell hooks ma anche la storia dei nuovi movimenti. Roghi tiene insieme sia fonti storiografiche sia la sua biografia, facendo del libro stesso un personale che diventa politico. Consiglio.
Sempre con Rivista Stanca siamo stati a L’Aquila insieme alla Libreria Polarville per raccontare un po’ la nostra linea editoriale, fare delle letture e un concertino. Bello. Stiamo anche organizzando una nuova serata a fine febbraio a Firenze (!!), non vedo l’ora.
Cosa c’è da vedere a Roma?
Oggi esce al cinema UNA VIAGGIATRICE A SEUL di HONG SANG-SOO che racconta la storia di: “Iris è una donna che per motivi ignoti si trova a Seul, nessuno sa da dove provenga. La incontriamo seduta su una panchina del parco intenta ad armeggiare con un registratore. Dice di venire dalla Francia. Non avendo soldi né mezzi per mantenersi, le è stato consigliato di insegnare il francese. È così che si ritrova ad avere come allieve due donne coreane. Iris ama camminare a piedi nudi e sdraiarsi sulle rocce. Ha il dono di riconoscere la bellezza nelle piccole cose, mentre tenta di vivere la vita nel modo più razionale possibile, trovando conforto nella bevanda coreana makgeolli. “Una passeggiata pomeridiana ariosa, luminosa ed enigmatica”, per dirla con Variety.” Si può vedere al Cinema Farnese (Zona Campo De’ Fiori) in lingua originale alle 15.30.
Sempre oggi esce al cinema una pellicola di animazione che s’intitola UNA BARCA IN GIARDINO di JEAN FRANCOIS LAGUIONIE. Il film racconta “un sogno d’avventura, due genitori molto speciali: il percorso del giovane François dall’infanzia all’età adulta. Siamo nei primi anni Cinquanta. È la storia di François, un ragazzino che nella Francia post-bellica si trova ad affiancare il suo misterioso e laconico padre nella costruzione di una barca a grandezza naturale nel loro giardino di casa.” Si può vedere al Cinema dei Piccoli (Zona Villa Borghese) doppiato alle 17.10 e alle 18.40.
Sempre stasera al cinema arriva SEPTEMBER 5 di TIM FEHLBAUM. Il film è “ambientato durante le Olimpiadi di Monaco del 1972, ripercorre la trasformazione improvvisa del team di ABC Sports, passato da una tranquilla copertura sportiva alla cronaca in tempo reale del sequestro degli atleti israeliani da parte di un gruppo terroristico. Al centro della storia c’è Geoff (John Magaro), un giovane produttore deciso a farsi strada sotto la guida del leggendario Roone Arledge (Peter Sarsgaard). Con l’aiuto di Marianne (Leonie Benesch), interprete tedesca, e del suo mentore Marvin Bader (Ben Chaplin), Geoff si muove tra le sfide tecniche e le scelte morali di una diretta che ha segnato la storia della televisione.” Si può vedere al Cinema Barberini (Zona Tritone / Via Veneto) in lingua originale alle 12.00 / 17.00 / 19.45.
Oggi esce L’UOMO DI ARGILLA di ANAIS TELLENNE, un’opera prima che ho visto ormai quasi un anno fa al Festival del Cinema francese di Roma con un incredibile Raphaël Thiéry. Viene intrecciato il rapporto tra arte-musa-bellezza-classe in maniera sottile, a tratti con un po’ di pietismo e drammaticità esagerata, ma comunque un esperimento interessante.
Il film in breve parla di: “Raphaël ha una fisicità possente e una benda sull'occhio. Vive con la madre in una piccola abitazione adiacente a un maniero disabitato di cui sono i custodi. Tra la caccia alle talpe, le esibizioni con la cornamusa e gli incontri fugaci con la postina, le sue giornate trascorrono con la consueta routine. Finché una notte tempestosa, Garance, l'ereditiera, fa improvvisamente rientro nella casa di famiglia. Da quel momento, per Raphaël, niente sarà più lo stesso.” Sempre al Cinema Barberini in lingua originale alle 16.45 o alle 18.45.
Sempre oggi esce un film perfetto per mia madre, quindi lo devo mettere in lista. Una simpatica commedia francesca su un viaggio in grecia tra quasi sessantenni, è stato tradotto come AMICHE ALLE CICLADI ed è diretto da MARC FITOUSSI. Ecco la trama: “da adolescenti, Blandine e Magalie erano inseparabili. Con il passare degli anni, però, si sono perse di vista. Quando le loro strade si incrociano di nuovo, decidono di fare insieme il viaggio che hanno sempre sognato. Partono per la Grecia, con il suo sole, le sue isole ma anche i suoi problemi, perché le due ex-migliori amiche manifestano ormai un approccio molto diverso alle vacanze… e alla vita!” Si può vedere al Cinema Madison doppiato 15.30/19.30 oppure in lingua originale al Cinema Farnese alle 19.00.
Ora un po’ rassegne sparse che mi sembrano cool:
Continuano le bellissime rassegne alla Casa del cinema (Zona Villa Borghese), c’è un programma fittissimo consultabile qui.
Vi faccio un po’ di anticipazioni sparse: domenica 16 alle 18 c’è Qualcuno volò sul nido del cuculo di Forman, mercoledì 19 alle 20.00 c’è L’ANATRA ALLE ARANCE di SALCE, giovedì 20 alle 20 c’è DOG DAY AFTERNOON di LUMET, lunedì 24 alle 20.30 c’è ROCCO E I SUOI FRATELLI di VISCONTI. Il biglietto costa 5 euro.Ci sono varie retrospettive al Cinema Troisi
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il martedì alle 18 continua quella sul cinema di Robert Altman, martedì 18 c’è RADIO AMERICA. Il biglietto costa 8 euro (abbonamento 10 ingressi a 45euro).Sempre al Cinema Troisi continua anche la rassegna del cinema di Paul Thomas Anderson, il sabato mattina alle 11. Sabato 15 c’è UBRIACO D’AMORE (io sono pazza di questo film) e sabato 22 c’è IL PETROLIERE (se riesco vado a vederlo perché non l’ho mai visto sul grande schermo). Il biglietto costa 8 euro (abbonamento 10 ingressi a 45euro).
Al Palazzo delle Esposizioni la rassegna A qualcuno piace classico, una retrospettiva molto ampia: il 18 febbraio c’è IL LUNGO ADDIO di Altman. Un motivo per andare: “L'investigatore privato Marlowe aiuta un amico a fuggire in Messico, senza sapere che è accusato di aver ucciso la moglie. Quando anche l’uomo viene ritrovato senza vita, Marlowe capisce che dietro l’accaduto si nasconde una storia molto più intricata. Nel centenario della nascita, un omaggio ad Altman con uno dei suoi capolavori, una rilettura inquieta del noir classico che ne è insieme la massima esaltazione e l’inevitabile canto del cigno.” L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti.
Raccontino-ino-ino:
riflessioni, frammenti, pensieri sul cinema e sul luogo-cinema
Oggi facciamo un esperimento, cambiamo approccio e facciamo una piccola rassegna di pezzi di cinema + un commento su un film in sala (poi fatemi sapere che ne pensate, probabilmente questa sezione sarà sempre più destrutturata e ogni volta uscirà una cosa diversa).
Su IlTascabile due pezzi di cinema imperdibili: 1) Riccardo Papacci ci racconta il cinema evolutivo di Albert Pyun; 2) Giovanni Padua ci racconta Nosferatu di Eggers: “La poetica del regista statunitense ruota ossessivamente attorno ai tre pilastri del sesso, della violenza e della follia, conficcati nell’allegoria del perturbante naturale rappresentato dalla vita non-umana messaggera del soprannaturale ‒ la lepre e il caprone in The Witch, la sirena e il gabbiano orbo in The Lighthouse (2019) e la valchiria in The Northman (2022) ‒ nei cui occhi si cela il fondo che, una volta osservato, conduce alla follia. Se nei precedenti lungometraggi erano i protagonisti a smarrirsi nell’immagine desaturata della natura selvaggia, in Nosferatu accade il contrario: il perturbante si muove alla conquista della psiche, rappresentata dalla nave infestata da Orlok, sospesa nella vastità gelida del mare nordico, dove ogni tentativo di orientamento fallisce.”
Due commenti dal Guardian sul cinema di Elizabeth Sankey (ci sto scrivendo un pezzo quindi ho tanto materiale): 1) commentino sul suo primo documentario, che è un rimontaggio di immagini tratte da commedie romantiche (But could it be that there is a kind of dual response going on here – straightforward reverence for a small number of romcom greats and a kind of guilty-pleasure celebration for the stratum of standard-issue romcom product below that, which maybe isn’t all that great but nonetheless foregrounds women’s experiences in the way no other genre does?); 2) commentino sul suo ultimo documentario intitolato Witches (ve ne avevo parlato due numeri fa, lo trovate su MUBI): “the Kafkaesque echo chamber of paranoia and patriarchal oppression is deftly illustrated by the mosaic of footage Sankey edits together, tiny snippets excerpted from all manner of films about witches, new mothers and women enduring mental health crises”.
Su ilmanifesto un pezzo sull’andatura del “cinema politico” a partire dell’ultimo Festival di Rotterdam. Visioni nuove ma anche retrospettive, per esempio: “Bachtiar Siagian è stato un grande regista indonesiano, è stato possibile vedere in questi giorni uno dei suoi film più noti, Turang (1957), che è quasi un archivio della lotta anticolonialista in Indonesia. Con uno stile che rimanda al neorealismo italiano, Siagian restituisce il movimento collettivo nella comunità indigena Karo, raccontandone il rapporto con la terra, le tradizioni e la determinazione per la libertà dal dominio olandese.”
COMMENTINO
L’idea di scrivere una postilla a fine numero nasce (come tutte le cose buone) da una rosicata. In questi giorni facendo ricerca per alcune cose che devo scrivere ho scoperto una giornalista che ha la vita che vorrei avere io. Di seguito la sua biografia: Brooklyn-based, scrive di cinema e audiovisivo sul NYtimes, The Criterion Collection, The Guardian etc; + ha una sua colonna di cinema su Metrograph. Carrie Bradshaw che incontra Žižek, il mio sogno. Poi ho iniziato a pensare quale sarebbe un equivalente in Italia a cui poter aspirare, ma purtroppo non c’è. Non si comprano paia di Jimmy Choo con un pezzo alla settimana, se va bene si fanno 300 euro al mese da tassare. MA il commento è comunque una buona idea, poche righe precise sulla propria visione (anche perché è meglio non rincorrere un’idea compiuta sulle cose appena viste, ma farla un pochino sedimentare).
Tutto questo per dire che sono andata al cinema a vedere THE BRUTALIST di CORBET, un pochino per l’amore verso Brody, un pochino per l’amore verso la scuola Bahaus (anni fa durante l’interrail sono stata a Berlino con le amiche, subito dopo aver finito il primo anno di storia dell’arte all’università, e mi ricordo benissimo l’emozione di entrare negli archivi Bahaus [!!!!] ora chiuso SIGH). Il film è una bella esperienza cinematografica, la costruzione del personaggio sembra tratto da uno dei grandi romanzi del ‘900 europeo (Durematt su tutti), ma proprio per questo la storia, l’intreccio, le pulsazioni li conosciamo già. È un’epopea del genio tormentato e distrutto contemporaneamente dalla storia e dalla modernità. C’è veramente pochissimo di inaspettato, le due scene più belle sono quelle erotiche insieme alla moglie (una bravissima Felicity Jones), delicatamente morbose. Concludo dicendo che negli ultimi venti minuti lo sceneggiatura saturo dopo aver scritto una roba tipo 200 pagine ha detto basta la passo agli sceneggiatori di Boris perché il finale è veramente imbarazzante. Passo e chiudo.
Per oggi è tutto, ci sentiamo tra due settimane.
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A presto!