Questa è Mise en abyme e parliamo di cinema.
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Come state? io sono abbastanza confusa da questo inizio anno, mi sento un po’ sballottata nei pensieri che faccio. Forse anche un po’ pigra.
Il progetto a cui sto lavorando ormai da un anno, Rivista Stanca è diventata un’associazione culturale e di questo ne sono molto contenta.
Stiamo progettando il nuovo sito (saremo online a breve!), abbiamo scelto di rendere la rivista non più tematica (ogni mese coincideva con un tema diverso) ma enciclopedica (potete scrivere quello che volete purché abbiamo una continuità con la nostra linea editoriale) e stiamo pensando a tanti modi per attraversare i luoghi insieme.
Il primo che ci è venuto in mente è fare una presentazione-laboratorio in cui raccontiamo la nostra esperienza di progettazione dal basso e poi ci immaginiamo insieme una rivista da zero. Lo facciamo venerdì 17 allo Spazio Labus - Kinetta a Benevento. Stiamo progettando altri due eventi in presenza per il mese di febbraio.
QUI c’è un crowdfunding per aiutarci a sostenere le spese di questo passaggio necessario e gioioso. Grazie!
Ho visto al cinema Maria di Larraìn e l’unica cosa bella è stato essere riconosciuta dalla signora alla casa del Greenwich, la più bella soddisfazione di questo inizio anno. Il film è noioso, borioso, Angelina Jolie è semplicemente una scelta sbagliata. Invece di vedere questo, recuperatevi EMA dello stesso regista. Ne avevo scritto QUI.
Ho visto anche Emilia Pérez di Audiard che mi ha lasciata abbastanza perplessa, scrive Preciado su Libération: «Diventare donna consiste nel trasformare il maschio criminale e oggetto di razzismo in donna vittima bianca. Poi come in tutte le narrazioni normative sulla transizione di genere, anche questa di Audiard adotta una prospettiva etnografica: la persona trans è rappresentata come costitutivamente straniera e estranea, in un processo di alterizzazione». QUI un pezzo scritto da Piccino per ilmanifesto.
Cosa c’è da vedere a Roma?
Oggi 16 gennaio esce al cinema OH CANADA di Paul Schrader racconta la storia di Leonard Fife (Richard Gere), uno dei sessantamila disertori statunitensi che si rifugiarono in Canada per evitare di partire in guerra per il Vietnam. L'uomo, divenuto nel tempo uno scrittore, è ormai anziano, ma tormentato dal suo passato. È così che Leonard decide di condividere ogni suo segreto per smitizzare la sua vita così a lungo idealizzata, raccontando la verità.
Lo potete vedere al
Cinema Barberini
alle 17.50 in lingua originale, il prezzo è di 10 euro. Oppure potete vederlo doppiato alCinema Madison
alle 14.45 o alle 21.35, il prezzo del biglietto è di 9 euro, sono disponibili vari abbonamento come per esempio 10 ingressi a 70euro .Sempre oggi esce al cinema NO OTHER LAND: un’opera di un collettivo israelo-palestinese che ha filmato per quasi dieci anni le operazioni di espulsione forzata degli abitanti di Masafer Yatta in Cisgiordania da parte dell’esercito israeliano. Le riprese mostrano la distruzione delle case e gli abusi subiti dalla comunità palestinese dei territori occupati. Il gruppo di attivisti palestinesi, sostenuto da membri israeliani, documenta la propria lotta contro la missione israeliana. Basel Adra, un giovane palestinese, scopre grazie a questo progetto la possibilità di avere un grande amico israeliano, si tratta del giornalista Yuval Abraham. Un'amicizia che si oppone all'odio distruttivo tra i due popoli.
Lo potete vedere alCinema Troisi
in lingua originale alle 20.15, il prezzo del biglietto è di 8 euro, c’è un abbonamento per vedere 10 spettacoli a 45 euro.Stasera 16 gennaio alla
Casa del cinema
c’è CARNAGE di Roman Polanski, film tratto da Il dio del massacro di Yasmine Reza. Ambientato tutto in una casa, due coppie di genitori si confrontano- a vari livelli- su una lite avvenuta tra i loro due figli. Se passate per Villa Borghese, recuperatelo. Il biglietto costa solo 5 euro.
Ora un po’ di rassegne sparse che mi sembrano cool:
Continuano le bellissime rassegne alla
Casa del cinema
(Zona Villa Borghese), c’è un programma fittissimo consultabile qui. Vi faccio un po’ di anticipazioni sparse: venerdì 17 gennaio c’è Fanny och Alexander di Bergman, lunedì 20 c’è Medea di Pasolini + Taxi Teheran di Pahani, venerdì 24 c’è The big chill di Kasdan + Lifeboat di Hitchcock. Il costo del biglietto è di 5 euro.C’è una bella rassegna sul noir americano a cavallo tra gli anni ‘40 e ‘50 al
Cinema Quattro Fontane
, tutte le domeniche mattina alle 11. Domenica 19 c’è Il romanzo di Thelma Jordon di Robert Siodmak e domenica 26 c’è Giungla d’asfalto di John Huston. Il prezzo del biglietto è di 7 euro, 10 ingressi 60 euro.Nuova retrospettiva al
Cinema Troisi
: il martedì alle 18.00 tutto il cinema di Robert Altman! Il 21 c’è Il lungo addio e il 28 c’è Nashville. Il biglietto costa 8 euro.Sempre al
Cinema Troisi
c’è la retrospettiva dello Studio Ghibli (ancora!), potete vedere questa domenica alle 11 I sospiri del mio cuore di Kondo e domenica 26 La principessa Mononoke di Miyazaki. Il prezzo del biglietto per questa rassegna è di soli 3 euro.Al
Palazzo delle Esposizioni
il 21 gennaio ricomincia la rassegna A qualcuno piace classico, una retrospettiva che si apre con la visione di un film appena restaurato: La signora del Venerdì di Hawks. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.
#Bonus Track
Al
Fanfulla
(circolo arci) c’è il tanto amato cinema del martedì, questo mese la rassegna si intitola APORIA - cinema greco moderno. Martedì 21 c’è PARK di Sofia Exarchou: “Un viaggio nei sobborghi di una Grecia post-olimpica, dove un gruppo di giovani tenta di sopravvivere al disincanto e al vuoto sociale. Crudo e poetico, il film ritrae una generazione allo sbando, intrappolata tra il degrado e il sogno di un futuro diverso. Ingresso gratuito con tessera arci.”
Raccontino-ino-ino:
Mini recensioni approssimative di film attraverso grandi descrizioni di sale cinematografiche.
Oggi un pezzo critico che ho scritto su The Substance di Coralie Fargeat:
Cominciamo dall’immagine di un uovo aperto, una siringa inocula qualcosa all’interno del tuorlo, in pochi secondi si genera un secondo tuorlo, identico al primo. L’unica cosa che racconta Coralie Fargeat – vale a dire lo sdoppiamento per partenogenesi della protagonista – sarà la nenia didascalica che accompagnerà tutto la pellicola.
Seconda sequenza, mostrata subito dopo: si dedica a Elisabeth Sparkle, star finzionale glorificata e poi dimenticata, una delle stelle che accendono i marciapiedi di Hollywood. È una didascalia lunga due minuti su una cosa che sappiamo a memoria: la retorica americana di ascesa e discesa dei divi. Il tema: l’ossessione per la propria immagine; il declino della propria immagine per colpa dell’invecchiamento del corpo; l’inutilità del ruolo di Sparkle nell’industria cinematografica e televisiva superati i cinquant’anni. Siamo al minuto cinque e abbiamo già esaurito tema e meccanismo drammaturgico – e la protagonista di cognome fa la parola inglese per “scintilla”.
Cosa succede nei restanti 135 minuti? The Substance è stato descritto in vari modi: nuovo body horror, beauty horror, satira splatter, film drammatico contemporaneo e via dicendo. Il film racconta la storia, per l’appunto, di Elisabeth Sparkle (Demi Moore), star sulla soglia dei cinquant’anni che viene licenziata dal canale televisivo per il quale lavora da anni perché ormai troppo vecchia e non più abbastanza bella e performante. Gli unici uomini che Fargeat ci mostra sono vecchi in posizioni di potere: il suo capo o coloro che lavorano ai “piani alti” del canale. Nonostante siano brutti e anziani, questi vecchi possono continuare a lavorare perché non vengono giudicati per la propria immagine.
Ed ecco la premessa banale che innesca la narrazione: Elisabeth non vuole invecchiare, vuole continuare a essere amata per la sua bellezza. Dopo un drammaturgicamente provvidenziale incidente in macchina incontra un giovane medico che le lascia una drammaturgicamente provvidenziale pennetta usb con scritto sopra “the substance” (è solo una delle didascalie che accompagnano tutto il film, come se la regista imboccasse continuamente un pubblico disattento mentre il film si muove con fastidiosa linearità). Bene, ovviamente la protagonista vuole usare questa “sostanza” e ne deve imparare le regole precise: il suo corpo si sdoppierà e ne uscirà una “versione migliore” di lei (ossia più giovane e bella) che potrà vivere una settimana sì e una settimana no, alternandosi con lei. Un equilibrio pericoloso che porterà Sparkle, e il suo doppio-giovane, Sue (Margaret Qualley), a odiarsi e mangiarsi il corpo a vicenda.
Il problema del film è il seguente: a questo punto la critica sociale e politica con cui siamo stati imboccati fin qui, come ormai ci sta succedendo con ogni forma di narrazione di moda tagliata in modo sartoriale dagli algoritmi – in questo caso il corpo delle donne è sfruttato da un capitalismo di uomini vecchi non soggetti a nessuno sguardo – sparisce completamente su entrambi i livelli, sia narrativo che di messa in scena. Sparkle, come molti altri personaggi femminili e wannabefemministi (Bella di Povere creature! di Lanthimos ne è un esempio), non è veramente calata in una riproduzione funzionale della nostra società, è invece pigramente fatta circolare in un mondo che non esiste e non ci significa niente: un mondo dove non ci sono telefoni, social, non c’è prossimità con la contemporaneità.
La regista tradisce le sue premesse e finisce per raccontare comodamente – e soprattutto dopo aver sfruttato la promessa scaltra di fare ben altro – l’ossessione di un singolo e non un problema sociale. Non c’è aderenza con la complessità e la stratificazione del binomio bellezza-vecchiaia, che si dovrebbe ampliare al mondo che si è scelto di rappresentare, quindi al mondo della riproducibilità infinita e pervasiva delle immagini, che oggi è anche quello della dipendenza da sostanze dimagranti (la vicenda di Ozempic, il farmaco antidiabetico che ha spopolato su Tik Tok con relativa ossessione per la cadaverica Ozempic Face è uno dei trend degli ultimi anni).
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Per oggi è tutto, ci sentiamo tra due settimane.
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